OIV RICONOSCE LE VIGNE VECCHIE
LA RISOLUZIONE DELL’OIV RICONOSCE LE VIGNE VECCHIE A LIVELLO MONDIALE
Fin dalle sue origini Villa Bogdano 1880 – che ha fatto della conservazione della biodiversità uno dei valori alla base del suo progetto – ha investito nella conservazione dell’ampio patrimonio di vigne vecchie presente in Tenuta (18 ettari tra cui il raro esemplare ultracentenario di Tocai Friulano a Cassone Padovano), da sempre considerate un valore inestimabile per l’azienda e per il territorio. Lo stesso impegno è stato alla base della scelta di diventare uno fra i primi sponsor di The Old Vine Conference (organizzazione no-profit internazionale fondata da alcuni Master of Wine) che si pone l’obiettivo di preservare le vigne vecchie nel mondo e di far riconoscere i vini prodotti da vigne vecchie come una categoria merceologica specifica proprio per le loro apprezzate e distintive proprietà organolettiche.
Foto del filare a Cassone Padovano di Tocai Friulano piantato tra fine’800-inizio ‘900, custodito da Villa Bogdano 1880
Fino a oggi non esisteva una normativa uniformata a livello internazionale che regolamentasse in modo univoco la possibilità di indicare in etichetta se il vino fosse prodotto con uve da viti e/o vigneti vecchi.
La recente risoluzione OIV-VITI 703-2024 adottata dall’Assemblea Generale dell’Organizzazione Internazionale della Vigna e del Vino (OIV) definisce e raccomanda linee guida per la gestione di viti e vigneti vecchi nel settore vitivinicolo.
Cosa è stato stabilito in questa risoluzione?
Partiamo dalle definizioni:
Vite vecchia: una pianta con un’età documentata di almeno 35 anni; per quanto riguarda le viti innestate, la congiunzione tra marza e portinnesto dev’essere rimasta inalterata per almeno 35 anni.
Vigneto vecchio: una parcella di terreno, continua e legalmente delimitata, con almeno l’85% delle viti che soddisfino la definizione di vite vecchia.
Perché è così importante questa risoluzione?
Oltre a dare delle definizioni, la risoluzione riconosce il valore sociale ed economico di viti e vigne vecchie, cavalcando in senso pratico la sostenibilità tanto acclamata e ricercata. La risoluzione, infatti, afferma che:
- viti e vigne vecchie offrono vantaggi ambientali, sociali ed economici, contribuendo alla sostenibilità del settore vitivinicolo;
- la conservazione di questi vigneti è essenziale per preservare la diversità genetica e il patrimonio culturale;
- è necessaria una definizione comune per promuovere lo studio, la protezione e la valorizzazione di questi vigneti.
La stessa risoluzione determina anche delle raccomandazioni per far sì che viti e vigne possano rientrare nella categoria “vecchie”:
- per le viti: georeferenziazione, determinazione dell’età, identificazione della varietà e del portinnesto, valutazione della forma di coltivazione (sistema di potatura e di allevamento), potenzialità di certificazione dei prodotti;
- per i vigneti: identificazione catastale, mappatura delle viti, verifica della varietà e dell’età, valutazione delle pratiche colturali e del potenziale di certificazione.
Non da ultimo, vengono anche formulate specifiche raccomandazioni agli Stati Membri:
- promuovere la catalogazione e la conservazione dei vigneti vecchi;
- mettere a disposizione dati ufficiali per elaborare mappe dei vigneti;
- valutare l’effetto dell’età sulle prestazioni della vite e del vigneto;
- studiare l’impatto delle pratiche viticole sulla longevità e la resilienza delle viti;
- incentivare la ricerca sui fattori che influenzano la longevità e la qualità delle viti vecchie.
Tale risoluzione rappresenta, dunque, una pietra miliare per la viticoltura internazionale in quanto è un passo importante verso la tutela e la valorizzazione di viti e vigne vecchie, contribuendo alla sostenibilità e alla conservazione del patrimonio vitivinicolo mondiale.