La Repubblica ci racconta
BOSCO ANTICO, VECCHIE VIGNE E TERROIR UNICO
Su La Repubblica il giornalista Fabio Molinari racconta il territorio in cui si trova la nostra Tenuta, un luogo che affonda le radici in tempi antichi e che ospita un bosco planiziale risalente al XIII secolo, oggi oasi di biodiversità certificato dalla rete europea Natura 2000, che è una delle poche testimonianze della cosiddetta Silva Lupanica: un intrico di alberi che correva tra i fiumi Livenza e Isonzo che sopravvisse per millenni, fino a che, dal Quattrocento la Serenissima iniziò a sfruttarla come serbatoio di legname pregiato per costruire imbarcazioni e palazzi; successivamente gli eserciti austroungarici distrussero buona parte del bosco per costruire le trincee durante la Grande Guerra; infine, negli anni Venti, la bonifica del territorio fece scomparire una delle più grandi foreste della Pianura Padana, tranne per l’appunto qualche piccola area sopravvissuta ad oggi, come il bosco planiziale nella nostra Tenuta.
Su questo terroir unico, ricco di storia e biodiversità, affondano le radici le nostre vigne. Anch’esse in larga parte antiche, alcune addirittura risalenti alla fine dell’800 ed ancora produttive: nello specifico si tratta di un filare di Tocai friulano a Cassone padovano, un antico sistema di allevamento utilizzato dai monaci benedettini poi andato in disuso e dunque raro da trovare oggi, ma molto suggestivo da vedere per la sua particolarissima forma, che si può intuire dalla foto nell’articolo de La Repubblica.
Da un’attenta selezione dei grappoli cresciuti su questo terroir produciamo i nostri vini biologici. L’utilizzo delle vecchie vigne caratterizza i nostri vini con una piacevole nota minerale sapida, dal momento che le radici arrivano in profondità e beneficiano a pieno della particolare composizione del suolo: elevate percentuali di argilla nel primo strato (fino al 53% in alcune parcelle), e carbonato di calcio (o caranto) nello strato più profondo.